Non solo due ruote

Finalmente anche quest’anno siamo riusciti ad organizzarci un’avventura nel deserto tunisino,convincendo anche le nostre figlie con relativo marito e amico a seguirci in sella delle nostre potentissime moto quad polaris 700.

Partiti da Genova con il traghetto arriviamo a Tunisi al porto della goulette e senza perdere tempo raggiungiamo Tozeur dove nostri amici tunisini e algerini ci aspettano per aiutarci a compiere una traversata da “fuori di testa “ come dicono loro.

E’ il 26/12/05 e solo dopo tre giorni di preparativi riusciamo finalmente a essere pronti per partire per la ns. meta.

Gli equipaggi vengono composti in base alla ns. esperienza ormai decennale del deserto, e sono così formati: Vincenzo Luongo socio nr.228 (che sarà per tutto il ns. giro la guida in testa al gruppo, se sbaglia lui sbagliamo tutti) che porterà come passeggero per la prima volta nel deserto Guido il ragazzo di Lucilla, nostra figlia minore,il secondo equipaggio composta da Panella Marisa socia nr.1304, e Lucilla che già ci ha seguito in altre avventure, il terzo equipaggio formato dalla figlia maggiore  Simona e marito  Cristian anche loro soci gwci, per la prima volta nel deserto.

Finalmente partiamo la mattina del 29 con la scorta di due fuoristrada che ci seguiranno per la prima tappa perchè in base ai calcoli di Vincenzo, da soli non ci basterebbe la benzina per il ritorno, ma dopo una 30km di pista ecco il primo grave imprevisto: Vincenzo perde una ruota, per fortuna si accorge del problema e si ferma giusto in tempo per non subire danni gravi.

Ripara il danno “rubando” una vite passante alla mia ruota anteriore e uno alla sua ruota anteriore destra e ripartiamo raggiungendo la ns. prima meta dopo 180 km. Di pista e dune ancora ragionevoli tantè vero che i fuoristrada riescono senza grosse difficoltà a restarci dietro.

Primo campo, il sonno fatica a venire siamo tutti molto agitati perché sappiamo che la mattina dopo inizia per noi una sfida che finora mai nessuno ha tentato con tre quad, e tanto meno con le jeep, visto che ci aspettano dune alte oltre 300mt.

Dopo una notte quasi insonne a parlare e programmare i vari piani nel caso di problemi,la mattina ci prepariamo e cominciamo a caricare i quad: 40lt di benzina di scorta x moto le tende i sacchi a pelo, materassini, 24lt di acqua,pane scatolette varie l’indimenticabile caffè, fornellino medicinali,Alì ci prepara ben 30 uova sode,tonno,vestiti pesanti per la notte, insomma siamo carichi all’inverosimile e io sono un po’ preoccupata, ce la farò ad affrontare fisicamente una prova del genere? Non sono più una ragazzina e per quanto mi sono allenata con i trayke a casa e i quad nei boschi, resto pur sempre una donna, vengo presa da tutti i dubbi immaginabili e possibili, e se si rompe una moto? E se qualcuno si fa male o sta male? E se non riusciamo a passare i cordoni di dune non possiamo tornare indietro non ce la faremmo con la benzina, e se ci perdiamo nel deserto non hai punti di riferimento, è vero c’e il gps ma ma ma……. siamo pronti. I fuoristrada tornano indietro per andare ad aspettarci all’oasi di KSAR GHILANE, ma noi non riusciamo a partire prima delle 9,30 perché il freddo è notevole, siamo quindi già in ritardo con il ns. programma.

Affrontiamo le prime grandi dune e le emozioni non si possono descrivere, si può solo provarle, io guardo i visi delle mie figlie e quello che vedo è un misto di incredulità per quello che si trovano davanti, loro dicevano sempre “cosa vuoi che ci sia nel deserto solo sabbia che cosa è che vi prende così tanto?” adesso forse cominciano a capire.

Per percorrere 50km ci vogliono ben 5 ore arriviamo al tanto agognato laghetto i out rachette alle 2,30,lì troviamo un gruppo di beduini nomadi con i loro cammelli, le ragazze restano affascinate dal panorama, è bellissimo e sono entusiaste.

Un panino con il tonno e un uovo sodo, e decidiamo di ripartire subito ci aspettano 30 km in linea d’aria con il GPS, di fuoco. Della zona che dobbiamo attraversare sappiamo da un diario di viaggio di alcuni piloti che ci hanno provato con delle jeep preparate che ci hanno messo ben tre giorni ad arrivare a BIR AUINE zona di controllo della polizia sahalariana, che è anche la nostra 2 tappa.

Solo chi ha provato può capire che cosa si prova quando dopo pochi km. Ci ritroviamo di fronte a muri di sabbia insormontabili, un oceano di sabbia che sembra non finire mai, ma Vincenzo, sembra che sia sempre vissuto lì, trova i passaggi per salire sulle dune, trova la direzione giusta senza mai allontanarsi troppo dal punto GPS, riconosce (COME FA?) dove la duna è franata ed evitare il buco,

insomma un vero nomade, in quattro ore ci ritroviamo sopra all’ultimo cordone e in basso si vede il forte di Bir Auine.

Siamo tutti esaltati la seconda prova è stata  egregiamente superata in 4 ore.

Nella discesa troviamo delle jeep italiane accampate ci fermiamo per salutare e…….sorpresa sono Sandro Rebecchi con moglie e le figlie Gaia, Luna e Taba, in compagnia di altri amici.

Incredibile in mezzo al deserto, è già la seconda volta che ci incontriamo in pochi anni in questi posti.

Vorremmo fermarci di più con loro, ma siamo in forte ritardo dobbiamo andare avanti perché domani sarà un altro giorno molto duro.

Risaliamo il più possibile verso nord poi ci accampiamo in un piccolo spiazzo fra le dune. Si mangia e alle 10 siamo già in tenda tutti e sei, stanchi ma soddisfatti.

La mattina seguente, come al solito, partiamo tardi, nei nostri programmi non abbiamo calcolato il freddo, sui quad ci sono due dita di ghiaccio, le tende sono rigide ghiacciate, riusciamo a riprendere la marcia solo verso le 10.

Il tragitto da l campo all’oasi di Ksar Ghilane non è mai stato attraversato da nessuno perché è una zona dove non ci sono oasi né acqua per i cammelli, quindi nessuno l’attraversa mai, c’è solo sabbia, dune sterpaglie, due montagne di roccia arenaria che sono segnate su una cartina satellitare russa, che ho trovato a Torino,  sappiamo che ad est c’è una pista, la stessa fatta per scendere da Rebecchi, pensiamo “male che va cerchiamo di raggiungere la pista” ma poi facciamo i conti con la benzina e non ci basterebbe perché vorrebbe dire allungare la strada di altri 70/80 km.

Andiamo avanti.

Finalmente arriviamo in vista di EL MIDA una zona di sabbia dorata che è stata attraversata in parte dalla Parigi Dakar di due anni fa, è tardi, comincia ad imbrunire, pensiamo ai nostri amici che ci aspettavano, come da programma, verso  le due tre del pomeriggio, sappiamo che sono sicuramente preoccupati per noi, e aumentiamo, per quanto possibile l’andatura e diminuiamo le fermate.

Ed ecco ad una duna sbucare in lontananza una piana ghiaiosa con un punto verde illuminato è loasi, sono le 6,30, raccolte le ultime forze ci dirigiamo più velocemente possibile verso il verde,

e raggiungiamo in breve i nostri amici che avevano fatto l’accampamento all’esterno di Ksar Ghilane.

Come prevedevamo avevano già allertato la guardia nazionale per il ns. ritardo, ed erano già pronti a venirci a cercare la mattina seguente se non fossimo arrivati.  

E’ l’ultimo dell’anno riusciamo a fatica arrivare alla mezzanotte, i nostri amici ci hanno preparato una cena calda (finalmente) cuscus, carne di cammello alla brace, patate, ciorba (una specie di zuppa di legumi) e anche un dolce, dall’Italia abbiamo portato lo champagne, si brinda attorno ad un falò enorme e poi tutti a nanna.

Uno può pensare che sia finita invece no.

Manca l’ultima chicca. Il giorno dopo i fuoristrada ripartono dopo averci rifornito, da sole per la pista più più comoda, ma lunga e noi decidiamo di attraversare il Big Ben, chiamato così perché è una formazione di dune molto alte e difficili dove diverse persone hanno perso la vita nel tentativo di attraversarle.

Non ci mettiamo molto a passarle, dopo quelle di Bir Auine ci sembrano collinette, e alle tre del pomeriggio siamo già al “CAFE’ PORTE DU DESERT” sulla pista di ritorno ad aspettare le jeep.

Alla sera siamo in albergo un bel letto caldo ci aspetta, ma chissà perché, siamo tristi, è già finita. NO non è finita ci torneremo e faremo altre cose ancora più impegnative, il deserto ci ha conquistato, non possiamo più farne a meno, io ripenso ai dubbi, alle paure che mi hanno preso prima di partire, e adesso sorrido, so che con Vincenzo accanto che mi guida riuscirò sempre a superare le prove che mi si presentano, e riuscirò ad affrontare ancora e superbamente i prossimi viaggi, anche se un po’ da “fuori di testa”.

DEDICATO A CHI AMA L’AVVENTURA