Diario di Viaggio - By Antonio Bellato (Oldbiker)

Domenica 29 Luglio

Ci troviamo tutti dal Guru, non tutti …. Giovanni e Sabrina ci aspettavano già in aeroporto ….., carichiamo sui pulmini i bagagli e si parte alla volta della Malpensa. Siamo tutti un po’ emozionati, anche chi ha già partecipato ad altri American tour percepisce che questo tour … sarà diverso.

In aeroporto procede tutto velocemente e senza intoppi tranne la necessità di imbarcare in stiva il cartello indicatore di Novara che Maurizio ha destinato alla foresta dei segnali di Fort Nelson.  Tra battute e sfottò reciproci il tempo passa velocemente e, quasi senza accorgercene ci ritroviamo allo scalo aeroportuale di Newark.

Grazie al delta di 6 fusi orari arriviamo nel pomeriggio dello stesso giorno e con due pulmini ci rechiamo immediatamente all’hotel.

Siamo un po’ stanchi …. per cui un giro al vicino centro commerciale (veramente enorme), mangiato un boccone e poi a nanna.

Lunedì 30 Luglio

Si parte presto per andare a ritirare le moto. Lo spedizioniere è in un’area di quella tundra che è l’hinterland portuale, un posto che sembra abbandonato, ma appena ci si entra si scopre quale frenetica attività si svolge all’interno. Siamo evidentemente dei clienti anomali perché ….. vogliamo togliere noi le moto dalle casse. Questo fa sì che la nostra presenza all’interno della struttura costituisca qualcosa di non usuale, con tutte le conseguenze del caso (interventi dei vari capi, capetti e capette che indicano dove si deve stare, dove si devono sballare le moto, ecc.  Colpo di fortuna, hanno già fatto dogana per cui le operazioni di ritiro sono molto più veloci del previsto. Finalmente dopo quasi un mese risalgo  sulla bambina.

Be’ è stata un’emozione risalirci sopra, non ci ero più abituato, dopo un mese di Transalp mi sono ritrovato a provare la stessa timorosa reverenza della prima volta che salii su di una GW. Questione di pochi attimi, poi la confidenza …. quasi una vecchia amica di cui si conosce ogni pregio. Se qualcuno mi avesse visto da vicino mentre percorrevo quella dozzina di km che portavano all’hotel avrebbe avuto dei dubbi sulla mia sanità mentale, avevo probabilmente un sorriso beota stampato in viso.

Pomeriggio a disposizione, quindi che fare se non un giro in moto a Manhattan? Caricata Lory, subito via insieme a Ivo, Giovanni/Sabrina e Tex/Eliane. Inserito quinta qualcosa sul navigatore pensando di arrivare in centro e ….. maledizione avevo inserito 5° strada invece di 5° avenue, va be’, rimediato, ma nel frattempo ci siamo persi con Giovanni e Tex.

Abbiamo percorso per 4 ore Manhattan in lungo ed in largo, da Central Park a Time Square ed a Ground Zero.

      

Tardo pomeriggio rientro in Hotel , un paio di birre, altro giro nel vicino centro commerciale per un po’ di shopping, cena nella vicina steak house e poi nanna, ma non prima di aver fatto il pieno.

Martedì 31 Luglio

Oggi lasciamo le moto in albergo e giriamo Manhattan con un tour organizzato. Abbiamo verificato ieri che c’è solo una cosa impossibile a Manhattan: parcheggiare agevolmente. Sì, ci sono dei parcheggi ma pochi e lontani tra loro quindi per visitare bene Manhattan le opzioni sono 4: in taxi, in metrò, a piedi o con i sightseeing.

Il giro è stato ben organizzato, ha compreso anche la navigazione intorno alla statua della libertà (bellissimo lo skyline visto dall’imbarcazione), una passeggiata per Central Park, il Rockfeller Center, Wall Street, il ponte di Brooklin, ecc. insomma tutti quei posti il cui nome evoca ricordi abbinati ad eventi, film o comunque presenti nell’immaginario collettivo.

            

Rientro in hotel in serata, cena alla solita steak house e poi a letto perché domattina c’è la prima tappa che è di circa 800 Km.

Mercoledì 1 Agosto

Quella di oggi è una tappa di trasferimento di circa 800 Km che , attraverso la Pensylvania ci porta in Ohio a Zannesville.

Partiamo con una leggera pioggerellina che presto ci abbandona, usciamo dalla periferia di NY ed il traffico si fa man mano più rado. Il cielo si mantiene nuvoloso per tutta la giornata. E’ un piacere essere in sella, lì, in quel momento, ci sentiamo tutti accomunati da questa esperienza che sta iniziando ed a sera indugiamo a lungo a tavola, quasi volessimo prolungare il piacere dello stare insieme di questa giornata.

  

 

Giovedì 2 Agosto

Oggi  la destinazione è Greenwood (poco a sud di Indianapolis) sono circa 300 Km con una fermata intermedia nei pressi di Dalton per visitare il National Museum of the US Air Force. Una piccola deviazione che ha consentito di vedere “pezzi” veramente interessanti : dai vari Air Force One a prototipi, esperimenti o velivoli che invece hanno scritto la storia. Dopo aver pranzato presso il museo si riprende la strada ed entriamo in un altro stato (Indiana). Il tempo è buono e, nonostante ci si sia fermati per parecchio tempo a cincischiare nel prato antistante il museo, si arriva prestissimo all’hotel.

Venerdì 3 Agosto

Pochi km e ci troviamo nel tempio della velocità: Indianapolis. D’obbligo un giro sull’ovale (purtroppo in bus), la visita al museo e la foto di rito davanti all’ingresso.

    

Poi via per circa 300 Km , il tempo è ancora bello, tendente al caldo con massime intorno ai 38°. La meta di oggi è Litchfield nell’Illinois ed arriviamo presto all’hotel. Resta tempo per un giro presso un grosso dealer amico di Maurizio che ha il negozio proprio sulla route 66. A sera cena all’Ariston Cafè.

 

Sabato 4 Agosto

La meta di oggi è Ottumwa nell’Iowa , ma tocchiamo per un breve tratto anche il Missouri. Alla partenza il tempo pare minaccioso, ma man mano che procediamo la situazione migliora e prendiamo fiducia, appena superato il ponte sul  Mississippi cominciamo a togliere le tute antiacqua ed arriviamo alla meta, dopo poco meno di 500 km, in maglietta e jeans.

Inusuale lungo la strada, rispetto al mondo Europeo, il numero di fabbriche di fuochi d’artificio.

Di rito appena arrivati, cercare  il posto che più ispira per mangiare ed il Wallmart più vicino dove andare a curiosare e …. comperare.

        

 

Domenica 5 Agosto

La tappa di oggi ci porta a Grand Island nel Nebraska, per un percorso di quasi 600 km quasi totalmente su strada statale. Il tempo ci regala una giornata dal cielo terso e dalle temperature torride, abbiamo toccato i 40 °. La ferrovia che costeggia gran parte del nostro percorso ci regala la vista di alcuni convogli di treni merci composti da un centinaio di vagoni, mossi da anche 5 locomotori.  Al nostro cenno di saluto i macchinisti rispondono sempre con il loro fischio.

Lunedì 6 Agosto

Oggi la meta  è decisamente interessante : Custer nel South Dakota. Ci fermeremo lì per tre giorni. Anche i circa 700 km di questa tappa si snodano prevalentemente lungo strade statali. Dopo esserci sistemati in albergo si va alla ricerca di un Walmart che qui …. non c’è, va be’ ci accontentiamo di un piccolo market per il rifornimento di bottigliette d’acqua. Qui ci raggiunge, con la loro GW gialla trainante un altrettanto carrello giallo, anche una coppia americana amica del guru. Alla sera si va al monte Rushmore, dove ceniamo e poi assistiamo ad uno spettacolo suggestivo durante il quale viene raccontata la storia della realizzazione dell’opera ed i motivi della scelta dei 4 presidenti rappresentati sulla montagna. Al termine è stata emozionante l’ammainabandiera cui hanno partecipato salendo sul palco tutti veterani presenti ,uomini, donne che hanno partecipato alla guerra del golfo, a quella del Vietnam e qualcuno a quella di Corea. Uno spettacolo che genera in noi una sorta di invidia per questo senso di appartenenza, anzi orgoglio di appartenenza che denota, e non solo in questa occasione, tutto il popolo americano. Al ritorno in albergo, un po’ per l’ora, un po’ per l’altitudine la temperatura si è abbassata al punto che non basta la felpa, ma occorre anche la giacca della tuta antipioggia.

    

 

Martedì 7 Agosto

Oggi si resta a Custer. Si resta per modo di dire perché si parte alla mattina per visitare le Badlands. Uno scenario lunare nel quale la quasi assenza di vegetazione sottolinea marcatamente una pigmentazione molto variegata delle rocce.

     

 

Usciti dalle Badlands via di corsa perché abbiamo l’appuntamento per la visita ad un sito missilistico dove l’addetto, molto gentilmente ce ne racconta il funzionamento, dandoci anche interessanti scorci di vita del personale che vi operava.

    

 

Via di lì ci si reca a Sturgis. Sturgis, un nome, una leggenda, una realtà anomala per gli USA generalmente così  puritani. Sturgis non è solo il luogo dove convergono in questo periodo centinaia di migliaia di biker. E’ qualcosa di più, è quell’eccesso, quell’ostentazione, quella sregolatezza che fa da contraltare e per certi versi compensa quel modo di essere degli americani che ben descrisse Edgar Lee Masters nella sua Antologia di Spoon River. Ogni via, ogni angolo della cittadina oltre ad essere costellato da un numero impressionante di moto, offre immagini, situazioni che spesso sono ai limiti del buongusto (anzi …. li superano)

Sera cena a base di burger di Bufalo e birra in un locale che non può che non essere caratteristico..

Una nota a calce della giornata …. Mi sono beccato una multa per eccesso di velocità.

    

 

Mercoledì 8 Agosto

Oggi, tenendo sempre come base Custer, si sconfina nel Wyoming per andare a vedere la Devils Tower. Circa 200 Km nei quali la colonna di moto in entrambi i sensi non aveva soluzione di continuità. Alla meta poi difficile trovare da posteggiare. Al ritorno ancor più difficile fare rifornimento (mezz’ora buona di coda). A pranzo in un prato un ristorante estemporaneo ci permette di gustare degli ottimi hamburger di bisonte. Anche qui personaggi che con benevolenza possiamo definire strambi.

    

Rientrati a Custer

A sera un fantastico filetto di elk innaffiato con buona birra cui poi ha fatto seguito un meeting informale nella lavanderia del hotel a base di Jack Daniel green label on the rock. 

     

 

Giovedì 9 Agosto

La tappa di oggi è di media consistenza (630 Km) e ci riporta nel Wyoming, precisamente a Cody, cittadina più nota come patria di Bufalo Bill. Il percorso è tutt’altro che monotono, dopo il primo tratto in pianura il terreno si fa più mosso con piccoli rilievi ed in lontananza si cominciano ad intravvedere montagne innevate.

    

Anche il fondo stradale porta delle novità : lavori in corso che si traducono in lunghi tratti di sterrato (anche di 20 miglia) e questa d’ ora in avanti sarà una fastidiosa costante per parecchi giorni.

 

Alla sera cena in un locale con piccolo spettacolo a base di musica  country e poi lo spettacolo locale per eccellenza: il rodeo.

     

 

Venerdì 10 Agosto

Oggi si attraversa tutto il parco di Yellowstone e si entra nel Montana. L’hotel si trova a Gardiner (appena fuori dal parco) e qui ci fermeremo due notti. Non c’è fretta e prima di lasciare Cody è d’obbligo la foto davanti al monumento a Bufalo Bill.

       

I pochi Km non si sposano con tempi brevi, strade tortuose, animali che attraversano la stretta strada e bloccano i veicoli in transito rendono intensi i 230 Km della tappa. Dal momento in cui entriamo nel parco i cambiamenti del paesaggio subiscono un’accelerazione. Si passa da ettari di terra brulla con evidenti ancora i segni di un vecchio incendio distruttivo a lussureggianti foreste che fanno da cornice ad un lago di parecchi Km quadrati. Fiumi, caldere, geyser e praterie nelle quali pascolano liberi i bisonti sono solo alcune della varianti del paesaggio. I bisonti sono gli animali più numerosi che incontriamo ed in qualche occasione possono anche costituire un imbarazzante incontro sulla sede stradale.

          

A sera un po’ di pioggerellina consiglia i più ad andare a piedi al ristorante, ma non tutti.  Comunque la temperatura si è abbassata e le ciaspole appese alle pareti del ristorante raccontano di inverni non propriamente miti da queste parti.

Sabato 11 Agosto

Oggi giornata libera per visitare il parco. Un breve esame dei punti di maggior interesse e via. Le immagini delle caldere sulfuree, delle sorgenti di acqua calda dai colori quasi irreali, i geyser cui fa da contorno una natura che è rimasta selvaggia a dispetto dei brevi nastri di asfalto che la attraversano, i corsi d’acqua interrotti da maestose e fragorose cascate …. Tutto questo lascia dentro di noi la mesta consapevolezza che nessuna foto potrà rendere l’idea di questa realtà. Unica delusione “the Old Faithfull” che non solo ha perso la leggendaria regolarità delle sue performances ma anche una forza decisamente inferiore con conseguente riduzione dell’altezza del getto.

        

 

Domenica 12 Agosto

Oggi si punta in direzione Nord West, destinazione Great Falls, sempre nel Montana. La tappa è breve (340 Km). Dopo aver abbandonato la parte montagnosa a ridosso del parco di Yellowstone, attraversiamo una  zona pianeggiante con coltivazioni di cereali a perdita d’occhio. Piacevole il contrasto cromatico tra il biondo dei campi e l’azzurro del cielo. Qui le temperature tornano ad alzarsi e riusciamo ancora a guidare in t-shirt. All’ingresso di Great Falls la simpatica accoglienza di giovani fanciulle che si sbracciano per invitarci a far lavare da loro le nostre moto.

Lunedì 13 Agosto

Oggi si continua nella direzione NW, la meta che raggiungiamo dopo circa 500 Km è Calgary, nello stato dell’Alberta in Canada. Il primo tratto di Canada non si discosta da ciò che già abbiamo incontrato negli States: immensi campi di cereali punteggiati da moderni silos in metallo o più antichi in legno, ferrovia a lato strada con lunghissimi treni merci che ci accompagnano per brevi tratti, pozzi petroliferi, la stessa curiosità che destiamo quando ci fermiamo a far rifornimento, gli stessi apprezzamenti, la stessa ammirazione per la nostra avventura.

   

 

L’attraversamento della frontiera USA/Canada ci porta via meno tempo di quanto potessi immaginare. Nell’avvicinarci a Calgary invece lo spettacolo del suo skyline è qualcosa cui non eravamo più abituati da quando avevamo lasciato la costa Est.

Dopo aver sistemato i bagagli in camera prendiamo la metropolitana per il centro di Calgary con l’intento di visitare la città divertirci, fare shopping e mangiare.

   

Al rientro in hotel ci salutano gli amici americani Bob e Kathy Eggett che con la loro “Yellow lemonade” (GL 1800 gialla con carrello giallo) ci accompagnano da Custer.

 

Martedì 14 Agosto

La tappa odierna è di circa 500 Km e ci porta ad Hinton seguendo il Banff Trail che attraversa tutto il Banff National Park e nella parte terminale il Jasper National Park.

La strada si snoda lungo una percorso prevalentemente montuoso. Il paesaggio comprende valli, laghi ed arriviamo anche  ai piedi di un ghiacciaio, proprio sul bordo del suo lago di disgelo. Sulle montagne rocciose abbiamo un assaggio di cosa potrà essere l'Alaska. A parte il freddo e l'acqua che non fanno sentire la loro mancanza, scenari spettacolari, .... vallate, laghi e fiumi dai colori che sembrano ritoccati con il fotoshop (peccato che causa pioggia la macchina fotografica rimane nel bauletto).

   

Ma mano che ci avviciniamo ad Hinton la pioggia va scemando ed un arcobaleno ci accompagna per un buon tratto di strada. Qui è forte l’attenzione  delle autorità alla salvaguardia della fauna, frequenti lungo la highway dei ponti che servono ad impedire che l’autostrada costituisca per la fauna un frazionamento del territorio.

   

 

Mercoledì 15 agosto

Oggi  da Hinton saliamo ancora verso nord sino a Dawson Creek (anche oggi poco meno di 500 Km). La temperatura si fa invernale (abbiamo toccato i  4° C°). Per fortuna niente pioggia, solo nebbia e strade un po' dissestate. Si cominciano a vedere tracce di quello che potrebbe essere il pericolo maggiore di questo viaggio: la fauna selvatica. Numerosi animali anche di grosse dimensioni morti per impatto con gli automezzi, numerose grosse macchie di sangue sull'asfalto. Lasciamo lo stato di Alberta ed entriamo in British  Columbia.

   

 

Appena arrivati a Dawson Creek ed aver sistemato i bagagli in albergo andiamo a cercare il km zero della Alaska Highway (che parte proprio dal centro della cittadina) per documentare il transito con una foto

 
 

Giovedì 16 Agosto

Oggi 457 Km che ci portano a Fort Nelson ........ finalmente mettiamo le ruote sulla Alaska Hwy. La strada fu realizzata durante la seconda guerra mondiale in soli nove mesi.  Scenari bellissimi, una immensità di natura cui non siamo abituati. Numerosi gli animali, la passeggera di uno del gruppo ha visto anche un orso nel bosco che costeggia la strada. Gli avvistamenti sono affidati per forza di cose ai passeggeri perchè l'elevata probabilità di attraversamento  da parte della fauna selvatica richiede ai piloti un’ attenzione esclusiva. Numerosi i tratti di fondo stradale malmesso ed anche di sterrato.

   

Gli autotreni che nei tratti in discesa non rispettano i limiti per poter acquisire una velocità sufficiente ad affrontare le salite successive rappresentano un pericolo superiore a quello degli animali. La strada è tutta un saliscendi. Comunque anche oggi bellissima giornata con ricordi indelebili fissati nella nostra mente.

Venerdì 17 Agosto

Oggi tappa tranquilla sino a Watson Lake (518 Km). Una mandria di Bisonti ci ha attraversato la strada a 200 Km da Watson Lake, qualche bisonte sparso e qualche bighorne .... degli alci tanti cartelli di pericolo, ma visto nessuno. La strada un po' bruttina con tratti che si possono considerare sterrato. Qui hanno un sistema (economico) strano per asfaltare ... sulla terra battuta versano una certa quantità di bitume e sopra della ghiaia che poi rullano . Il risultato è che per un certo tempo il fondo stradale è come se fosse sterrato: i mezzi che ti precedono solevano sassi e polvere (ieri ho beccato sul casco un sasso grosso come una nocciola) e la tenuta è tutt'altro che rassicurante. Poi, man mano che la ghiaia in eccesso se ne va il fondo diventa più sincero con un buon grip.  Sempre in tema di aderenza ho notato che la ghiaia utilizzata è ghiaia di cava non spezzata (in pratica sassolini tondi) che non depone a favore di una buona tenuta in caso di pioggia. Durante il trasferimento abbiamo fatto tappa in una località dove c'è una sorgente sulfurea di acqua calda ed alcuni del gruppo  hanno fatto il bagno.

   

 

 In prossimità di Watson Lake, appena varcato il confine con lo stato dello Yukon, ci siamo presi anche due gocce d'acqua, ma poca roba, neppure da bagnarci. Dietro una curva il primo brutto incontro del viaggio: un  cervo in mezzo alla strada, Ettore, che guidava il gruppo, riesce a fermarsi per tempo e così tutti gli altri.

Watson Lake è un paese che definirei "la periferia del mondo": un'unica strada principale (l’Alaska Highway) con due controviali a doppio senso di circolazione lungo i quali sono posizionati in maniera molto sparpagliata (a centinai di metri uno dall'altro) 4 distributori di benzina (3 dei quali sprovvisti di carburante .... non vi dico con quale apprensione siamo arrivati al quarto), un locale multifunzione (biblioteca, cinema, centro civico), 4 .... ristoranti ( se così si possono chiamare), qualche deposito di mezzi da cava, qualche costruzione ... tutti con accessi sterrati.

Nel locale ove abbiamo cenato serviva una ragazzina dai caratteri somatici tipici della popolazione indigena (anche nei giorni scorsi ... pare che qui i nativi siano "infiltrati" rispetto al sud del Canada e agli USA).

L’hotel dove sostiamo è un vecchio alloggio dell’aviazione costruito nel 1942 (all’epoca della realizzazione dell’Alaska Hwy) e poi restaurato e adibito a hotel.

 

 

Una nota inusuale, ogni tanto a lato strada parcheggiato un aereo leggero, senza che vi sia traccia di una pista di atterraggio, evidentemente viene utilizzata a tale scopo l’highway stessa.

 

 

Anche oggi l’Alaska Hwy ci ha regalato immagini che .... pur catturate dalle macchine fotografiche ... non potranno essere replicate, quantomeno a livello emotivo.

 

Sabato 18 agosto

Oggi si va a Whitehorse, circa 450 Km. Non essendo una tappa lunga abbiamo tutto il tempo di recarci alla “signal forest”, una singolare foresta costituita da pali sui quali i viaggiatori in transito appongono cartelli segnalatori, targhe, oggetti provenienti da ogni parte del globo. Ovviamente anche noi abbiamo apposto e firmato il cartello che il Guru si è portato da Novara.

   

 

 A detta dei locali avrebbe dovuto essere un tratto molto brutto, ma di tutte le raccomandazioni che ci sono state fatte, solo una aveva un fondo di realtà: un lungo ponte di ferro con fondo grigliato un po' sconnesso.

White Horse è una cittadina di 30.000 abitanti, fondata nel 1904, quando furono scoperti i giacimenti di rame sulle colline circostanti, sembra di essere tornati nella civiltà, se non fosse che l'unico operatore mobile non ha il roaming con la TIM, quindi è il terzo giorno che non possiamo comunicare con il cel. .... per fortuna c'è il wifi. Stasera per la prima volta ho mangiato il salmone canadese. Frequenti negli spazi verdi dei totem che non è dato capire se autentici o ricostruiti per i turisti.


In hotel abbiamo incontrato una famiglia francese che da queste parti è stata assalita da un orso.

Le temperature si sono decisamente abbassate, così come le giornate si sono allungate (alle 22.00 era ancora chiaro). Alla mattina il Bullson e i chaps sono d'obbligo.

 

Domenica 19 agosto

Oggi poco meno di 500 Km sino a Beaver Creek, ma .... i peggiori (come strada).  I colori della vegetazione cominciano a virare verso il giallo, quasi si fosse nella stagione autunnale.

Gli ultimi 150 Km un inferno di asfalto sconnesso, rotto, mancante, con molti Km di sterrato puro. All'arrivo siamo tutti bianchi di polvere (Ivo anche bianco di spavento per un’imbarcata che ha preso entrando in un tratto con ghiaia molto alta). Penso di non aver mai avuto una moto da strada così sporca.


Beaver Creek si trova a soli 30 Km dal confine con l’Alaska, in tre non sappiamo resistere e valichiamo il confine con il solo obiettivo di scattare una foto al cartello Alaska.

La notte veniamo svegliati alle 3.00 dal personale dell’hotel per assistere al fenomeno dell'aurora boreale (era una cosa che ci mancava).

 

Lunedì 20 Agosto

Alla mattina partenza alle 8.30 e riattraversiamo il confine tra Canada e Alaska, entrando così nel 5° fuso orario di questo viaggio. Al primo impatto l'Alaska non ci è sembrata un gran che .... molto più scenografico il Canada, per non parlare delle zanzare .... gli hanno dedicato anche un monumento. Quest'anno ricorre il settantesimo anniversario della realizzazione dell’Alaska Hwy e abbiamo incontrato un convoglio di mezzi dell'epoca che commemoravano la ricorrenza. La A. Hwy finisce a Delta Junction, dove ci hanno rilasciato un attestato di percorrenza. 

Dopo 500 Km arriviamo a Fairbanks



Martedì 21 Agosto

Ormai siamo alla fine del viaggio, c'è ancora tempo solo per un'ultima avventura, la mattina presto partiamo Franco ed io da soli ed il Guru con Nunzia (Lory salirà su  un 4x4 con gli altri) per cercare di fare la Dalton sino al circolo polare artico. La Dalton Highway è nata come strada di servizio per la pipeline che porta il petrolio dal mare artico sino al pacifico. In piccola parte asfaltata è prevalentemente in sterrato. Segue il tracciato della pipeline, quindi il rilievo del terreno con conseguenti cambi di altezza repentini.
La mattina non ci siamo fatto mancare nulla: nebbia, sole (poco) e pioggia, mentre al ritorno, nel pomeriggio, il tempo è stato prevalentemente bello. E' stata un’esperienza bellissima, dopo le prime 2 o 3  centinaia di Km ho cominciato a prenderci la mano e non mi sembrava più di portare un bisonte di 360 Kg a secco, Mi sembrava di avere una moto da cross. Nel sorpasso dei camion ho toccato sullo sterrato velocità che da noi sono vietate in autostrada, ma la bambina è stata eccezionale, non si è mai scomposta, neppure quando, sotto la pioggia, i solchi lasciati dai camion si facevano sentire, facendo scodinzolare il retrotreno e rendendo meno sincero l’avantreno.

     

L’unico grosso rischio che abbiamo corso è stato quello di restare senza carburante. C’eravamo documentati sul dove fossero presenti le stazioni di servizio, ma per una serie di fattori (velocità, scarsità di segnalazioni, ecc.) Franco ed io abbiamo saltato un rifornimento e quindi quando siamo arrivati al circolo polare artico non avevamo benzina sufficiente per tornare all’ultimo distributore, ne avevamo appena per raggiungere quello successivo a Coldfoot (110 Km verso nord). Così, con molti timori abbiamo proseguito e quando siamo arrivati e abbiamo fatto rifornimento abbiamo tirato un sospiro di sollievo.

 

Al ritorno in hotel i km percorsi sono 850, in poco più di 10 ore con tre soste benzina, due soste per lavori in corso di 20 minuti l’una, sosta per mangiare e sosta al circolo polare artico per le foto di rito. Bella performance per una moto che molti definiscono pullman.

Va be' la giornata finisce a un autolavaggio perchè la bambina alla fine era davvero inavvicinabile per le croste di fango che aveva.

   


Mercoledì 22 agosto

Oggi ultima tappa del viaggio che in 580 Km ci porta ad Anchorage. La mattina si sale di quota e quando ci troviamo in mezzo alle nubi  fa veramente freddo, tocchiamo i 3° .

   

Transitiamo a lato del Denali (il più importante parco dell’Alaska), ma non abbiamo il tempo per una visita che richiederebbe una giornata intera.

Finalmente arriviamo ad Anchorage, dove riassaporiamo il traffico cittadino fatto di code ai semafori e vie trafficate.

Giovedì 23 Agosto

Oggi il programma prevedeva un’escursione a Seward sul fiordo di Kenaj, ma piove e decidiamo di farla in macchina. La cittadina ha un sapore d’altri tempi con gran parte degli edifici di legno che si affacciano su di un porto gremito d’imbarcazioni. Qui si trova anche il Km zero della famosa Iditarod, un nome che evoca sfide estreme al clima glaciale degli inverni dell’Alaska.

     


Venerdì 24 Agosto

Oggi si consegnano le bambine, si parte presto per essere dallo spedizioniere quando apre e lì il mesto rito di assemblaggio delle casse e d’inserimento e legatura delle moto, mentre dentro di noi ci stiamo chiedendo come sia possibile che siano già trascorse quattro settimane. Assistiamo poi anche allo stivaggio nel container dal quale le riprenderemo tra oltre un mese.

Nel pomeriggio, a zonzo per gli ultimi acquisti e poi a sera tardi in aeroporto perché, poco dopo la mezzanotte parte il nostro volo.

Questo racconto delle 4 settimane impiegate a fare circa 12.000 Km non può e non pretende di rendere l’idea delle sensazioni e delle emozioni di questo viaggio, dell’affiatamento di noi tutti nel condividerle e di come siano nate nuove amicizie e rinsaldate quelle già esistenti. Vuole solo essere il filo che tiene in ordine le perle dei ns. ricordi e una traccia per chi volesse provare quest’ avventura.  In ultimo, ma non meno importante un ringraziamento a tutti i componenti del gruppo  e un grazie particolare a Sandrone e Mariarosa che, guidando il mezzo di supporto, hanno contribuito alla riuscita del tour. Infine non ringrazierò mai abbastanza Nunzia e Maurizio che hanno ideato e organizzato quest’ avventura, affrontando difficoltà logistiche notevoli e profondendo impegno e tempo per la sua riuscita.